Creatività & Cibo

tutti chef, tutti fotografi, tutti tuttologi

Il cibo si mangia innanzitutto con gli occhi. Poi arriva il suo profumo a stimolare il nostro olfatto; solo alla fine entrano in campo gusto e consistenza a coinvolgere i nostri sensi a 360 gradi.

L’arte di saper presentare i piatti con garbo ed eleganza, lo studio di impiattamenti sempre diversi, che uniscono sapore ed estetica. Il tutto per aggiungere indubbiamente un tocco di fascino e creatività in cucina.

Una delle cose più difficili da fotografare è proprio il cibo. Non tutti i piatti, vuoi per colori, forme o consistenze, risultano belli sotto l’occhio della fotocamera.

mai provato a fotografare un budino al cioccolato in estate?

Di certo, un impiattamento degno di un grande chef, accompagnato dallo scatto di un fotografo esperto, garantiscono l’esito di un ottimo risultato finale.

Mi ricordo che, negli anni d’oro del business , venivano chiamati del professionisti del food-non food.

Soprannominati “home economist” o “food stylist” , erano incaricati di creare delle pietanze fotogeniche e a prova di set.

Uso di lacche e colle per non far colare intingoli. Sughi o besciamelle, colori e vernici speciali atti ad immortalare quel prodotto a cui per legge poi va aggiunta la frase :

“l’immagine ha il solo scopo di presentare il prodotto”, perché si, in realtà, non è poi proprio così.

l'immagine ha il solo scopo di presentare il prodotto
creatività cibo chef gusto

Purtroppo però le due componenti sopra citate, prevedono costi elevati di realizzazione. Costi che una volta potevano essere sorretti, ma che nella realtà attuale, risultano troppo onerosi.

Come in tutte le cose però, dagli estremi si possono scegliere le sane vie di mezzo. E ci sono a disposizione un sacco di soluzioni professionali a costi accettabili.

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Tristemente però all’oggi basta un’App sul cellulare e chiunque si inventa grafico, fotografo, home economist, influencer, blogger, cantastorie, menestrello e piccolo regista affermato.

Convinti che i tagli alla comunicazione non portino danni, convinti che con “lo fa ammio cugggggino” si risparmia, convinti dal proprio ego di essere bravi a farlo loro, pubblicano manufatti fai da te che i nostri occhi sono costretti a vedere, anche non volendo; immagini di cibi nei piatti che invece di invogliare o far venire l’appetito provocano solo l’effetto opposto.

Indubbiamente il lock down ha favorito enormemente la nascita di improvvisati cuochi/fotografi neofiti. I quali, riscoperti lievito e padelle, non vedevano l’ora di postare sui social network le foto dei manicaretti da loro preparati. E ok, va tutto bene.

Ma se hai un bar, un ristorante, una pasticceria o qualsiasi attività nel mondo del food o della ristorazione, non puoi trattare la tua immagine come se fosse quella del tuo account privato. Non metti le foto della tua cameretta, delle vacanze o delle lasagne della nonna.

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Se hai un’attività l’immagine che trasmetti deve essere studiata, pulita, in linea con la categoria merceologica di appartenenza, e soprattutto deve invogliare ad acquistare o provare il tuo prodotto o servizio, cosa che col fai da te difficilmente si riesce a fare, soprattutto se nella vita si fa tutt’altro e non si ha nessuna competenza o studio in merito.

Una delle mie frasi tipiche è: una brutta immagine rovina più di nessuna immagine” e niente di più vero è mai stato detto.

Avete presente quelle foto dei piatti che negli anni ’80 si vedevano sopra ai cartelli dei bar o ristoranti fuori dalle stazioni, con la presentazione dei menù turistici a poco prezzo? Ecco, forse solo uno straniero avrebbe ordinato una pietanza di quell’aspetto, di certo un autoctono, sapendo com’era in realtà, no.

L’effetto catastrofico dei fai da te grafico-creativo-food-alimentare di questi tempi è più o meno lo stesso, ma siccome “ogni scarrafone è bello a mamma sua”, l’obiettività di un occhio critico viene messa da parte da un personale ego spropositato ed immagini di dubbio gusto, di poca resa, a dir poco brutte, vengono proposte come “pubblicità” per la propria attività.

Il tutto nascosto dietro alla scusa del “è un brutto periodo” o “non ci sono soldi”: ecco, in realtà, la realtà, è così per tutti, ma è solo questione di scelte.

Non mettere nulla, nessuna foto, immagine o grafica, lascia almeno spazio all’immaginazione e alla curiosità: “chissà come sarà?”, “chissà come sono i piatti”,“proviamo!”. Se invece si mette una brutta immagine, ad esempio, la foto del piatto di un bel “mappazzone” come direbbe il mio amato chef Barbieri, una foto cibo-tristezza, sporca, paciugata, inquadrata male… bè, offri già il prodotto definendolo per quello che è anche se ti viene meglio… Ciò che l’occhio vede brutto o scarso il cervello registra come tale. Il piatto alla fine potrà anche essere buonissimo, ma di certo non invogliante… e se non ti invoglia, non lo prendi: punto.

Il mio mentore mi diceva sempre: “prima di proporre una cosa al cliente, qualsiasi essa sia, domandati sempre: tu per prima, lo mangeresti? Lo acquisteresti? Lo vorresti? Si, no, perchè?”. Ecco. Sai già se funziona o no. Se vende o no”.

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E’ vero che non siamo tutti uguali e non a tutti piacciono le stesse cose, ma un’immagine sobria, pulita e professionale è d’obbligo se hai un’attività, e soprattutto soddisfa tutti; poi sui profili privati si può fare quello che si vuole, lì si deve vendere solo voi stessi o l’immagine che volete dare di voi, ma x vivere si deve guadagnare, non solo ottenere i like degli amici.

Quando i soldi sono pochi gli investimenti nell’immagine sono i primi ad essere penalizzati, ma non c’è errore più grande che si possa commettere.

E’ proprio nei momenti di crisi che bisogna investire nella propria immagine, perchè tu sei quello che vendi e se ti proponi male vendi peggio, soprattutto in un periodo dove i soldi sono pochi per tutti.

Questo discorso vale per tutti, non solo per le categorie food a cui questo articolo viene dedicato. Sia che vendiate bulloni, panini, prodotti di qualsiasi genere, non usate il fai da te, rivolgetevi a professionisti esperti che sapranno sicuramente trovare una soluzione ottimale per qualità e prezzo.

Investire nella vostra immagine è investire su voi stessi.

Sia che siate grandi imprenditori, grandi aziende, sia che abbiate una piccola o piccolissima attività, o che siate lavoratori autonomi con partita iva. Non importa quanto grandi siate, investite sempre, secondo le vostre possibilità, in immagine, nella vostra di immagine, nella qualità e ricercatezza anche nelle piccole cose, soprattutto nei dettagli.

Poche cose, ma curate, o studiate, non messe tanto x mettere o tanto per esserci.

Alla fine di questo brutto periodo, chi avrà resistito, chi avrà investito, chi avrà migliorato, pur tirando i remi in barca e facendo sacrifici, ne uscirà con un’attività rafforzata e migliorata, che ha retto mentre molti altri hanno chiuso o fallito, perché le cose fatte bene sono destinate a durare, quelle fatte con superficialità, leggerezza o approssimazione sono destinate ad un esito scarso e a vita breve.

Buon appetito a tutti! 

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